Pensieri
Tina de Falco - Responsabile Associazione InArte
Nei suoi silenti paesaggi Stella comunica un pensiero libero disincantato e lontano. Sono immagini che stupiscono per la loro immediata comunicazione di poesia. La sua pittura fanciullesca è un incanto letterario, è un discorso senza transiti complessi, è la conferma di una umana esistenza oltre le difficoltà oggettive. La produzione artistica nasce da un progetto in cui sono ben fissati l'idea del mondo e delle cose che ad esso appartengono. Uno schema ideologico dai timbri delicati e leggeri, i colori scorrono senza drammi sulla superficie delle tele. Ogni opera è un dettato di sensibilità,una sosta in cui l'artista trova identità e rifugio.Possiamo dire che siamo all'interno di un viaggio della mente che cerca nella pittura un approdo per dare sfogo ad una esperienza dolorosa. Una pittura esistenziale così come lo è l'arte che vuole dare movimento all'anima.
Stella Boni da tempo si dedica ad una pittura naif espressionista la cui anima è presente nei colori, nelle forme , nella silenziosità delle cose rappresentate.Ci svela i suoi segreti in un processo in cui la pittura non nasconde nulla, anzi rende evidente i suoi stati d'animo. Nell'opera in cui l'artista si ritrae con il braccio sinistro nascosto conferma la nudità del suo stato interiore. Non vi è angoscia o dolore ,ma la cerca di un diritto di sperare di cercare in maniera alternativa una comunicazione con il mondo. Una vita che chiama un'altra vita e lo fa con colori e immagini.
Walter Boni - Pittore
Nelle opere di Stella ciò che colpisce a prima vista è un'intensa rappresentazione della natura, colta nelle sue forme essenziali e nei suoi accesi colori: forme un pò naif investite da cromatiche luci piene di forza e di vitalità. Ma occorre non fermarsi qui. Osservando con più attenzione i suoi dipinti, ci si accorge che alcuni di essi hanno un evidente valenza simbolica e ci conducono per mano dentro un mondo di riflessione e di nostalgiche rievocazioni.
In queste opere, che hanno sempre a che fare con il tema del tempo e dei ricordi, si perde il contatto con l'immediatezza della rappresentazione e la tela si riempie di significati simbolici: la bambina che contempla l'avvicendarsi dei giorni e delle notti che si riflettono in uno specchio d'acqua, la fanciulla che si allontana pensosa dalla chiesetta di collina, le cose perdute e quelle presenti sono simboli del tempo e della memoria. Altre volte la realtà si offre a noi, attraverso la sua immediata rappresentazione, come bellezza e splendore di tutto ciò che ci circonda, quella bellezza che una vita troppo frenetica quasi sempre sottrae al nostro sguardo: e allora si offre ai nostri occhi l'accesso cromatismo dei fiori di stella: il viola dell'iris, il ceruleo dell'ortensia, i rossi delle rose e dei tulipani. In questi dipinti, la natura risplende in tutta la gamma dei suoi vitali colori e di felici accostamenti, suggerendo emozioni intense ed immediate.
Mario Melazzini - Presidente AISLA
Pur essendo una malattia inguaribile la Sclerosi Laterale
Amiotrofica non segna lo spirito, l’intelligenza l’entusiasmo e le capacità delle persone, ne limita solamente la mobilità e l’autonomia personale. Stella Boni, con il suo estro e la sua sensibilità artistica dimostra davvero che, anche nella malattia, le qualità dell’individuo sono non solo conservate ma addirittura migliorate. Un brava e un mio abbraccio personale a Stella Boni che con spontaneità e coraggio ci propone la sua bella pittura piena di energia colore e vita. Del resto diverse sono le attività sociali, culturali e artistiche nelle quali si segnalano con eccellenza gli ammalati di SLA: dalla pittura, di cui questa mostra è un esempio, alla poesia, alla narrazione, alla musica, alla scienza, alle attività lavorative più disparate. La malattia non può e non deve comportare una diminuzione delle potenzialità spirituali, espressive, emotive e di relazione umana e sociale di una persona. E’ impegno di chi è accanto all’ammalato e di tutta la collettività civile, pur nel riconoscimento dei bisogni specifici dell’ammalato in quanto tale, di consentirgli di continuare a svolgere quelle attività che ha sempre svolto e di dedicarsi a quelle attività che lo gratificano e gli consentono di esprimersi nelle forme e nei modi che gli sono più congeniali. La malattia non porta via le emozioni, i sentimenti, anzi fa capire che l’ ”essere” conta più del “fare”. Può sembrare paradossale, ma un corpo nudo, spogliato della sua esuberanza, mortificato nella sua esteriorità, fa brillare maggiormente l’anima. E una società potrà dirsi veramente civile se metterà al centro la persona indipendentemente dalle limitazioni fi siche o intellettive delle quali sia portatrice. Non sia quindi un luogo comune l’impegno di tutti per affermare i valori della solidarietà e della generosità verso gli altri: diventi un impegno quotidiano e costante, vorrei dire “una normalità”.